GT MS



GT MS è una sigla nata come maschera dietro alla quale nascondermi nel momento in cui ho cominciato a far ascoltare le cose che combino con chitarre, computer, tastiere, voce e basso, successivamente è nata l'esigenza di pubblicare anche ciò che scrivo ormai da tempo, pensieri poesie e brevi racconti.
La sua naturale evoluzione musicale è stata la nascita di GT MS Music. Ora qui puoi trovare i miei scritti e là la mia musica.

Gualtiero

lunedì 12 gennaio 2009

Capitolo 25

Sono sempre stato intransigente, metodico, monomaniaco e bulimico, tanto è vero che non mi ritrovo in un posto fresco e in ombra, ma al freddo e al buio. Allora, visto che sono intransigente e visto che ormai sono abbastanza convinto che da qua non ne verrò più fuori, mi viene da pensare a quante volte mi sono lasciato convincere dal "buon senso", dall'amore per "il quieto vivere", e ho rinunciato ai miei principi. Troppe, troppe volte!!! Non deve più accadere, allora penso a quando avrei dovuto alzare il telefono e spiegare perché non si chiama in casa di una famiglia dove un figlio si è appena ucciso, dicendo che è normale e per nulla sorprendente visto che era sempre "fatto o bevuto"... Non si fa, non ci si può intromettere in un tale dolore, non ci sono parole in quegli anfratti, in quei momenti, ci deve solo essere il rispetto!!! E io avrei dovuto alzare il telefono!!! Avrei dovuto raccontare chi era, avrei dovuto spiegare che a causa di quella telefonata due famiglie, unite da una profonda amicizia, si sono divise definitivamente, ognuna quasi annichilita dal proprio dolore. Avrei dovuto spiegare che uno, ad un certo punto, deve farsi i cazzi propri e che, se proprio non sei protagonista per una volta, poco importa, verrà il momento in cui la gente piangerà anche per te... Tranquilla, viene per tutti!!! Avrei dovuto spiegare che in un'altra casa, in un'altra famiglia, c'era un diciannovenne che aveva perso tutto, che si sentiva morto dentro, forse peggio e c'erano due genitori e un fratello disperati, di una disperazione inerme e sorda, la disperazione di chi vede la bomba precipitare e non può che aspettare l'esplosione... Quella telefonata è stata una mina antiuomo in questa seconda famiglia e ha colpito il cuore di tutti e quattro con i dubbi, le paure, il terrore di diventare anch'essi protagonisti del macabro spettacolo che stavano vedendo, di diventare come la prima famiglia... Avrei dovuto spiegare tutte queste cose, avrei dovuto spiegare che non è una canna che ti fa decidere di suicidarti, piuttosto la gente che fa certe telefonate, avrei dovuto spiegare che a diciotto anni uno può anche permettersi di prendere una sbronza, forse a cinquanta di bere tutti i giorni no, avrei dovuto fare chiarezza su cosa è opportuno e cosa no quando muore un fratello, un figlio, un amico... Avrei dovuto, ma non l'ho fatto, me ne pento, me ne sono pentito, malgrado tutto le due famiglie sono sopravvissute, il diciannovenne si ritrova ora trentatreenne e ripensa sorridendo, a denti stretti, a quella telefonata, a tutte quelle telefonate, a tutte quelle persone che allora gareggiavano al più addolorato, a tutti quelli che si sono arrogati diritti su un dolore non loro, a tutti quelli che si sono fustigati e sacrificati sull'altare del "è colpa mia" così da avere qualcosa da raccontare, così da potersi sentire, almeno per una volta nella vita, importanti, protagonisti... Cedo il palco volentieri a queste simpatiche marionette del destino e torno a scrivere le mie sceneggiature, "guida da te la tua canoa".

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