con parole desuete,
auliche immagini
di bucolici e ameni luoghi,
dove fate e folletti
crogiolavano al sole
dopo i riti di beltame.
Oppure potrei
raccontare di te
come una favola
e sarebbe un rincorrersi
di briciole per tornare a casa,
lupi in boschi oscuri
e topi che diventano
cavalli.
Ma ancora mi piacerebbe
usare le parole che
non si può
e dire ciò che non si deve,
parlare del tuo sesso
e delle tue labbra attorno
al mio,
della tua carne che si apre,
che mi accoglie,
che esplode mentre gemi.
Ma in fin dei conti
la cosa più giusta
è raccontarti con
le parole che sei,
meraviglia di una natura
che pensavo avara
prima di incontrarti,
gioia per i miei sensi
e per i miei occhi,
morbida e solida
assieme,
fata e strega,
lupo e cacciatore,
santa e puttana,
e, irrimediabilmente,
splendida.
BigG
Nessun commento:
Posta un commento